“Se vuoi fare un passo avanti, devi perdere l’equilibrio per un attimo.”
Massimo Gramellini
Sono certa sia stato un puro caso che due anni fa abbia scritto un post sul mio profilo Facebook parlando di rinascita. Lo è stato anche averlo fatto proprio l’8 marzo, anche perché lo scrissi alle 23:41, quindi era quasi il 9.
Mi hanno detto che repetita iuvant e diffondere pensieri positivi è importante, allora ho fatto qualche piccola modifica e ora è un pensiero sfuso.
Siamo noi che ci facciamo cose
Per quasi due anni mi sono ripetuta quella frase di Gramellini, senza muovermi però. O forse sì, ma era più che altro una impercettibile oscillazione intorno al punto in cui avevo deciso di legarmi, da sola. Si sa, ci si lega sempre da soli, anche quando lo fanno gli altri. La verità è che siamo noi a dire “ehi senti, io non è che ci sto riuscendo tanto bene, ‘sto nodo qua me lo stringi tu per favore?”
E se chiediamo un favore a qualcuno poi non possiamo accollargli la colpa.
Comunque oscillazione più, oscillazione meno, ma meno-meno, un giorno finisce che un nodo cede, poi un altro inizia a sfilacciarsi e così via, le corde ormai sfaldate cadono giù. Panico. E mo che faccio, non c’è più niente che mi tiene? Che poi a me le cose che mi tengono non sono mai piaciute, ho sempre preferito tenerle io.
Non potendo fare molto altro, ho preso a brancolare tra paure e ansie, semi-cieca, come quando tieni gli occhi troppo chiusi, al buio, o troppo aperti, davanti a una luce forte. Succede che quando torni alla normalità per un po’ non ci vedi bene. Con mille dubbi, insicurezze e perplessità mi spostavo dalle corde a terra e senza vita, ogni giorno un po’ di più, per mesi.
Ogni giorno e per mesi
Ogni giorno fissavo piccoli obiettivi e ottenevo piccole conquiste, le corde si avvicinano al secchio e io all’orizzonte del possibile. Ritrovavo pezzetti sempre più grandi e più belli di quella me che era lì fino all’attimo prima che arrivasse l’altra me, quella che due anni prima si era fermata, seduta e legata. Ho iniziato a camminare più serena sull’orizzonte del possibile, sognando l’impossibile. E non ho più smesso.
Per attimi infiniti, in quegli anni, ho creduto che mai e poi mai avrei avuto il coraggio e le capacità di realizzare la qualunque. Poi ho ricominciato a crederci e a vedere la strada, e sì è ancora lunga, però è giusta.
Perché lo scrissi e perché lo condivido ancora
Scrissi tutto questo perché so che significa pensare di non farcela, di non essere abbastanza per le cose belle che accadono. Lo condivido ancora perché vorrei dire a tutte le persone che stanno attraversando un brutto momento, che è vero è brutto e sembra eterno, ma poi passa.
Troppo spesso siamo noi, anche quando non lo vediamo, capiamo e accettiamo, a restare ancorati al brutto momento, ché se lo lasciamo andare lui se ne va. Ci vuole forza, coraggio, ci vogliono le persone che ci amano intorno, e la voglia e la consapevolezza. Bisogna desiderare di ricominciare, di reinventarsi o magari di gettare le basi per realizzare quello che si è sempre lasciato nell’angolino del ma figurati se ci riesco.
Ancora oggi succede che non ci riesco, ma non voglio più che finisce che non ci provo.
4 Comments
Ancora oggi succede che non ci riesco, ma non voglio più che finisce che non ci provo!!!
Il coraggio di agire… è questo ciò che fa la differenza❤️
❤️
Come sempre riesci a emozionarci con le tue parole e la tua esperienza, che poi, a pensarci bene, sono le parole e le esperienze di tutti quelli che cercano di vivere e non sopravvivere. Cambiano i particolari, gli episodi ma il succo è quello, e tu hai la capacità di tirarlo fuori ed esprimerlo al meglio.
Grazie Manuela, è davvero bello quello che mi hai scritto 😘