Al MAXXI, dal 24 novembre 2016 – 17 aprile 2017,
c’è stata la mostra monografica:
Letizia Battaglia. Per pura passione.
Letizia Battaglia, una vita nella fotografia
Letizia Battaglia, fotografa siciliana di fama internazionale, inizia la sua carriera l’anno in cui l’uomo sbarca sulla luna, il 1969. Proprio nel ’69 parte la collaborazione come fotoreporter per la testata giornalistica palermitana L’Ora, oggi online Giornale L’Ora – Notizie dalla Sicilia.
L’anno successivo si trasferisce a Milano e lavora per diversi giornali, ma pochi anni dopo torna a Palermo. La Battaglia è conosciuta come fotografa della mafia, ma non è solo intorno a questo che si sviluppa il suo lavoro. I suoi scatti raccontano il disagio e il degrado che colpiscono la sua Palermo, e più in generale l’Italia, i problemi ambientali, il carcere, gli ospedali psichiatrici, la situazione femminile.
Nei reportage risalta nitido l’impegno civico e l’attivismo che hanno caratterizzato i suoi quarant’anni di carriera, anni in cui ha ricevuto riconoscimenti e premi internazionali.
Per pura passione
Al MAXXI è stata allestita la sua personale dal titolo Letizia Battaglia. Per pura passione.
Sarei dovuta andare all’inaugurazione e non potevo. Poi rimanda tu che rimando io, mi sono ridotta a visitarla pochi giorni prima dalla chiusura.
La mostra è bella, bellissima, forte come un pugno allo stomaco che non ti aspetti, ma bella. Se non ci fossi andata me ne sarei pentita, lo sapevo anche senza averla vista che me ne sarei pentita. Le sue immagini saltano fuori dalla pellicola, non è solo per quello che ha fotografato – tanti hanno scattato fotografie di morti e tragedie – ma i suoi scatti hanno forza e al tempo stesso grazia che ad altri è negata.
La mostra
Lungo il percorso della mostra ci sono fotografie, ma anche filmati in cui lei si racconta. Ricorda quanto fu difficile riuscire a inserirsi in quell’ambiente per una giovane ragazza, racconta la prima volta che fotografò un morto e quanto quel ricordo non ti si leva più di dosso. Dalle sue parole, come dalle sue fotografie, quello che arriva è umanità.
Visitando la mostra ho attraversato tanta storia e ho avuto la sensazione che appartenesse a un’altra vita, a un altro tempo lontanissimo, quasi dimenticato. Forse è per via del bianconero o forse delle stragi di mafia non se ne parla quasi più. O ci siamo abituati all’incalzare delle tragedie che quasi non le notiamo più.
Ho visto fotografie di molte vicende accadute quando ero nata, sì, ma ero troppo piccola. I ricordi che ho sono lì perché la mia mente li ha creati sui discorsi che facevano i grandi in casa. Altre storie invece le ricordo, le ricordo bene.
Piccola riflessione
Mentre passeggiavo e facevo qualche scatto delle foto, due signore un po’ anziane mi hanno guardata con uno sguardo tenero come si guarda una nipote. Una di loro mi rivolge la parola “tu sei troppo giovane non puoi ricordare, ma io ricordo tutto, lo ricordo come fosse solo ieri. Ricordo la paura, ma anche la speranza. Sono stati anni pesanti, duri, ma si combatteva per qualcosa, si credeva in qualcosa” poi ha sorriso e ha proseguito.
Non so cosa sperava i capissi: che oggi non combattiamo più, non crediamo più? O voleva solo dirmi che lei c’era e che non si dimenticano certe storie? Non so, ma quando sono rimasta sola mi sono fermata a riflettere. Forse è proprio così, una volta si combatteva di più, si credeva di più.
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