Era un pomeriggio di inizio estate, precisamente il 24 giugno, quando un’amica mi accenna del Peccioli Working Village. Mi inoltra un articolo di giornale che ne parla con un rimando al link del bando e, nel leggerlo, la prima cosa che penso è “ma che esperienza pazzesca sarebbe poter partecipare a una sperimentazione simile”. Tra l’altro quella sera ero ospite di un format su Telegram, gestito da un caro amico, per parlare di smart-photography (che è stato poi l’elemento chiave della mia partecipazione al progetto).
Come spesso accade, quando mi parlano di qualcosa me lo segno e ci torno su con un po’ di calma. Ma si sa che la vita è un po’ così, specie per chi ne vive molta online: ogni giorno ci arrivano innumerevoli stimoli che dobbiamo filtrare e, persi tra pensieri e ritmi incalzanti della quotidianità, capita che li appoggiamo da qualche parte dicendo “lo guardo dopo”. Quel dopo che rischia di non arrivare mai.
Stavolta non ho dimentico di tornarci su, anche se quasi in calcio d’angolo; un giorno mi sono messa a sistemare il curriculum, compilare la domanda e poi click. L’ho spedita, facendole attraversare l’etere per giungere esattamente a destinazione. Lo ammetto, il criceto nella mia testa girava e diceva con ossessione “ma figurati se prendono te, ah ah ah”. E quando poi ho ricevuto la comunicazione… un attimo, procediamo con ordine.
Peccioli Working Village: cos’è?
Ho nominato il Peccioli Working Village e chi mi segue sui social – con attenzione e assiduità – sa già di che parlo, ma a te che leggi forse suona nuovo. Si tratta della prima edizione di un bando, realizzato in un piccolo borgo toscano della Valdera e che da vent’anni è Bandiera Arancione: Peccioli, per l’appunto. L’idea, nata grazie alla singergia tra Touring Club Italiano, Bandiere Arancioni, Belvedere Spa e Comune, e supportata da Codici in fase attuativa, ha avuto come obiettivo quello di mettere in rete dei professionisti del turismo creando un working village.
Noi professionisti selezionati, conosciuti anche come villager, abbiamo vissuto da vicino, anzi da dentro il territorio, osservandone le dinamiche e confrontandoci con gli operatori per poter proporre idee volte a favorire il rilancio turistico, ma che fossero utili e specifiche, pensate proprio per loro.
Questo borgo, un’eccellenza toscana in provincia di Pisa, è immerso in un paesaggio da sogno e conta molte aziende biologiche e biodinamiche sparse ovunque qua e là. A rendere famoso questo luogo, però, è un elemento un po’ particolare: una discarica, anzi la discarica visto che viene studiata anche nelle università. C’è da dire, per onestà, che tutto sembra tranne un luogo in cui si stoccano, smaltiscono e riciclano rifiuti. Inoltre ha generato profitti che hanno portato vantaggi a tutta la collettività, ma delego l’approfondimento all’articolo di Bandiere Arancioni.
Villager per nove giorni
Sparsi nelle varie frazioni del comune, noi villager siamo stati ospitati in strutture ricettive i cui proprietari ci hanno messo a disposizione molto più delle camere dei b&b. Ci hanno dato il loro tempo per trasferirci più conoscenze possibili relative al territorio. Fin da subito, ci hanno fatti sentire a nostro agio e integrati nel tessuto che ci accoglieva. Non escludo ci sia di mezzo lo zampino della fortuna.
Aver scelto sette professionisti che si sono trovati immediatamente in sintonia tra loro, e pure con tutte le persone che incontravano, non era né facile né scontato. Il risultato, lasciatemelo dire, è stato esplosivo.
Siamo giunti a Peccioli in sette, ognuno portandosi dietro un bagaglio di esperienze e conoscenze da condividere, ognuno con il suo modo di approcciarsi alla vita, di conoscere e scoprire, di restituire. Sette mondi che si sono incontrati e si sono fusi con un territorio fino ad allora sconosciuto, andando incontro a persone che ci attendevano. Posso dire che abbiamo cercato di lasciare almeno sette cose buone, una ciascuno, e spero proprio che ci siamo riusciti.
Le esperienze al Peccioli Working village
In nove giorni di esperienze ne abbiamo fatte tante. C’è una parola che va tanto di moda negli ultimi anni, anche nel mondo del turismo: contaminazione.
Grazie a visite guidate, degustazioni incluse, in diverse aziende locali, yoga al mattino sulla splendida Terrazza Senza Tempo e meditazione in vigna, visite al Museo archeologico e agli scavi di Santa Mustiola, tour alla scoperta delle opere di Ghizzano e molto altro, noi villager siamo stati contaminati dalla bellezza e dalla unicità del territorio.
Per ogni singola esperienza realizzata, gli operatori hanno investito tempo togliendolo al lavoro e per questo ancora più importante. Il confronto diretto, senza sovrastrutture o intermediazioni, con le persone che vivono ogni giorno la realtà turistica di Peccioli per noi è stato nevralgico. Ci ha aiutati a capire come essere di supporto, come poter a nostra voltare contaminare e trasferire loro almeno una parte delle nostre competenze.
Il mio soggiorno
Io sono stata a Ghizzano, un piccolissimo centro che conta circa 400 abitanti, ospite del b&b da Baba. Il proprietario si chiama Alberto ed è un giovane di 21 anni che studia ingegneria. Un attimo prima che la pandemia ci chiudesse tutti in casa, ha preso una grande decisione insieme ai genitori: fare un investimento e iniziare il cammino verso l’indipendenza.
Suo malgrado si è dovuto fermare affrontando momenti difficili, come tutti, e forse il pensiero di aver preso la strada sbagliata gli sarà pure passato per la testa. La situazione globale poi, un passo dopo l’altro, è andata verso la ripresa e quando gli hanno prospettato l’idea di aderire al progetto non si è tirato indietro, anzi. Ci ha visto un’occasione di crescita, per la sua attività, ma anche per se stesso.
Io ci ho parlato ogni giorno per nove giorni e so per certo che lo abbiamo lasciato con più consapevolezze di quelle che aveva al nostro arrivo. Non è meraviglioso tutto questo?
Pensate che, proprio un paio di giorni prima della conclusione del Peccioli Working Village, ha attivato i canali social del b&b. Ha tanta strada da fare e lo sa bene, ma sono certa che la farà tutta.
Ghizzano e il b&b da Baba
Il b&b di Alberto si trova al centro della Via di Mezzo, conosciuta come la via colorata grazie all’intervento dell’artista David Tremlett nel 2019. È una struttura che dispone di tre camere e se volete alloggiare lì vi servono gambe forti; la scalinata che porta su, infatti, è rimasta quella originaria e salirla è una scalata. In compenso non si hanno rimorsi per le abbuffate che la cucina toscana permette di fare, perché si smaltisce tutto. L’arredamento e le finiture sembrano uscite da un lavoro congiunto di architetti e designer, invece è tutta farina del loro sacco. Un applauso sincero.
A mettere la ciliegina sulla torta ci pensa la mamma di Alberto, che ogni mattina per colazione sforna dolcetti davvero deliziosi.
Le tre camere sono pensate per offrire una scelta. C’è la famigliare, con doppio affaccio sulla via colorata e sulla vallata, che è enorme e dispone di letti per i più piccoli. La camera piccola, con affaccio sulla Via di Mezzo, in cui c’è tutto l’indispensabile e quella “vip”, con affaccio sulla vallata e vasca da bagno a due passi dal letto. In poche parole, un concentrato di possibilità.
Oltre l’opera di Tremlett, a Ghizzano da vedere ci sono diverse installazioni di Patrick Tuttofuoco e Alicja Kwade, ma anche il giardino sonoro della Tenuta di Ghizzano.
Io ho alloggiato la prima notte nella camera piccola, ma dalla seconda in poi mi sono trasferita in quella con la vasca. Affacciarsi su Via di Mezzo è bello, ma per me aprire gli occhi ogni mattina e riempirmi lo spirito con le prime luci dell’alba, non ha avuto eguali. Ai primi raggi di sole, smartphone sul cavalletto e Fuji in mano, catturavo ogni istante del nuovo giorno. Ah, la gioia!
I miei compagni d’avventura
Non deve essere stato un lavoro facile quello toccato al Touring all’inizio. Passare in rassegna tutte le candidature per il Peccioli Working Village ha richiesto grande impegno, e io ringrazio la buona stella che ha messo insieme il gruppo con cui ho condiviso il mio soggiorno a Peccioli. Non ne cambierei nessuno, nemmeno per tutto l’oro del mondo. In loro ho visto racchiusi universi di conoscenze, anche quelle che ancora non hanno scoperto. Li immagino come piccole scaglie d’infinito che si aggirano per il mondo, lasciando un po’ della loro bellezza ovunque si fermano.
Vado a caso e senza ordine di importanza, perché per me sono tutti lì, insieme, a parimerito.
Chi sono questi villager
Roberto Vitali, esperto di turismo accessibile, forse perché da 47 anni vive su una sedia a rotelle, ma avendone conosciuto e apprezzato la sensibilità credo che se ne sarebbe occupato anche se la sua vita non fosse andata così. Elisabetta Nardelli, esperta di marketing territoriale, la mente dietro progetti come “Albe in Malga” o “Trentino in un barattolo”, una mina vagante che vibra di idee sempre brillanti e meravigliose. Marinella Censi, esperta di cicloturismo molto più che a tuttotóndo, in sella alla sua bici immagino potrebbe arrivare anche fino in Alaska. Annalisa Misceo, giornalista professionista con grande conoscenza ed esperienza sui temi legati al turismo, dalla cui penna escono meravigliosi racconti di luoghi da sogno. Simone Tinelli, esperto di educazione ambientale e fattorie didattiche, che ha percorso a piedi i sentieri per diventare un tutt’uno con i luoghi che lo hanno ospitato e proporre soluzioni su misura per grandi e piccini. Sara Lucchi, creatrice digitale esperta di enoturismo, che ha negli occhi così tante cose da raccontare e ancora non lo sa. E poi sa tantissimo di vino, di ricette e di accoglienza e sa pure come comunicarlo al mondo.
Da ognuno di loro ho tratto un insegnamento, me lo sono portato a casa e lo custodisco come un tesoro, in cerca della migliore occasione per metterlo a frutto. Non smetterò mai di ringraziarli!
Pecciolesi, bella gente
E che dire di chi ci ha accolto? I pecciolesi sono persone fantastiche, con la gentilezza e la disponibilità incastonati come gemme preziose nel DNA. Ci hanno fatto conoscere questa terra così poco nota a noi italiani attraverso i loro occhi, i loro racconti. Ci hanno aperto le porte di casa, facendoci vivere le loro attività e chiedendoci consigli su cosa avrebbero potuto fare di più e meglio.
È scontato e banale dire che al di più e meglio non c’è mai limite, ma in tutta sincerità io mi sono trovata a parlare con persone che stanno di gran lunga avanti rispetto a quello che pensano e, credo, il nostro contributo più grande sia stato quello di fare in modo che se ne rendessero conto. O almeno spero!
So che perdo i nomi di qualcuno, ma vorrei ringraziare di cuore Maria Angela, Lorella, Lizzy, Lucia, Alberto, Alessandra, Moira, Sergio, Rosario, Tatiana, Andrea, Francesco e chiunque ho incrociato anche solo per un minuto.
Le menti e le mani dietro al Peccioli Working Village
Anche qua si snocciolano nomi e cognomi di professionisti pazzeschi, e che hanno saputo tenere le fila di una simile sperimentazione senza perdere un colpo.
Laura Agretti e Isabella Andrighetti, entrambe esperte di marketing territoriale e sviluppo locale per il Touring Club Italiano. Due donne e professioniste eccezionali, con una spiccata delicatezza e attenzione al prossimo che si trovano sempre più di rado.
Andrea Rampini e Jacopo Lareno Faccini, di Codici, che hanno gestito le dinamiche di gruppo, dall’accoglienza all’organizzazione passando per le tempistiche di tutte le attività a cui abbiamo partecipato. Chapeau bas a tutti e due, davvero. Noi eravamo bravi e facili da gestire (eh eh eh), ma loro sono stati imepccabili.
E poi tutte le persone che si sono spese per fare in modo che ogni cosa filasse liscia, in particolare:
Arianna Merlini, responsabile comunicazione e marketing di Belvedere Spa, Erika Magozzi, che si occupa di sviluppo progetti sul territorio per Belvedere Spa e il sindaco Renzo Macelloni, che non smette mai di credere e investire nel potenziale della sua cara Peccioli, tanto da decidere di investire su un progetto come questo.
Quando ho saputo che sarei partita…
In apertura ho scritto che, quando ho inviato la candidatura, il mio criceto girava e diceva “figurati se prendono te”. E invece sì! Tiè mio bel cricetino, la prossima volta stai zitto.
Ho ricevuto la prima mail, in cui mi comunicavano che avevo passato le preselezioni, il 24 luglio. Ero dai miei, nella camera in cui è cresciuto mio fratello e leggevo, mi sfregavo gli occhi e leggevo di nuovo. Non ci credevo mica. A distanza di 4 giorni, il 28 luglio, la conferma che sarei partita. Ero in fila alla cassa del supermercato e non potevo sfregarmi gli occhi, ma sorridevo come una scema sotto la mascherina.
Pochi minuti dopo ho ricevuto una brutta telefonata, e la gioia appena provata è stata nei giorni a venire tra i ganci migliore che potessi ricevere per tenermi su ed essere utile a chi avevo intorno.
Lo ripeto sempre, lo so, e non mi stanco di farlo: nulla accade per caso. Mai!
…e cosa sono andata a fare
Tu che leggi ti starai chiedendo “sì, ma tu che ci sei andata a fare, perché ti hanno scelta?”
Io sono finita a Peccioli perché gli operatori turistici – non te lo aspettavi forse, ma sono stati loro che hanno scelto chi avere tra i piedi – volevano imparare a fare fotografie belle con i loro smartphone e io so come si fa. Non sempre si ha il tempo o il budget per pagare uno shooting fotografico e i contenuti da veicolare sulle piattaforme social, con qualche conoscenza e accortezza, si possono realizzare senza problemi con uno smartphone.
Prima di questa esperienza i miei laboratori di smart-photography erano solo itineranti, nei parchi di Roma. Non avevo mai tenuto un workshop in cui tutti gli occhi erano puntati sulle mie slide e le orecchie protese ad ascoltare quali segreti miracolosi potessi mai svelare. Scherzo su, non ci sono segreti per fare belle fotografie. C’è studio, dedizione, e tanta tanta pratica. Errori da cui bisogna imparare e persone più brave di noi a cui ci dobbiamo ispirare.
Alla fine, comunque, il workshop è stato un successo e io non me lo sarei mai aspettato. Almeno non a quel livello, ma tant’è e ne sono stata felicissima!
Racconti in differita e fotografie del Peccioli Working Village
Ci sarebbero ancora valanghe di cose da scrivere, sensazioni che continuano a fare su e giù dal cervello al cuore. Mi rendo conto, però, che mi sto dilungando davvero troppo.
Durante l’esperienza, ogni giorno, ho lasciato sulla pagina Facebook del blog un piccolo “racconto in differita” di quanto stavo vivendo. Una sorta di pillole dal Peccioli Working Village, per tenere traccia degli eventi, ma soprattutto delle emozioni.
Se hai letto fino a qui, non puoi perderti questi:
#day1 – #day2 – #day3 – #day4 – #day5 – #day6 – #day7 – #day8 – #day9
Le fotografie, quelle pubblicate fino a ora, guardale qua:
4 Comments
Me lo sono gustato… parola dopo parola. Ho rivissuto i momenti tra noi tutti e ricordato le domande, le risate, i pensieri, l’infinita curiosità e la bellezza delle persone che abbiamo incontrato. Abbiamo vissuto uno spaccato di vita pecciolese e mi manca tantissimo. Perché abbiamo liberato la mente dal nostro quotidiano immergendoci in uno sconosciuto… si dovrebbe farlo spesso! Splendida Elisa, grazie perché sei una luce. 😻
Sai riempirmi di gioia ogni volta che metti due parole in fila.
Sei uno dei meravigliosi doni che questa avventura mi ha offerto.
Spero di riviverci presto, in qualche parte del mondo, a fare qualcosa di strepitoso.
Ti abbraccio forte!
Grazie mille Elisa, dopo un estate di duro lavoro è stato bello incontrarvi.
Adesso mi frullano in mente nuove idee che sicuramente condividerò’ con voi che siete stati per me la scintilla che mi ha fatto ripartire!!!!
Lorella, che bello sapere di averti aiutata a riaccendere latua scintilla.
Non vedo l’ora di vedere quali fantastiche nuove idee tirerai fuori. E per qualunque cosa, siamo qui!
A presto 🙂