Sono cresciuta in una cittadina che, in termini temporali, ha poca storia. Fondata, tra l’altro, in un’epoca che non è tra le mie preferite. Molto spesso mi sono chiesta se fosse questa una delle ragioni per cui amo i vecchi borghi, che troviamo disseminati su tutto il nostro territorio. La risposta che sono solita darmi è sì, ma credo mi sarebbero piaciuti a prescindere. Li trovo affascinanti e romantici, anche quelli più decadenti.
Mi piacciono fin da quando ero bambina e già all’ora mi divertiva assistere alle ricostruzioni storiche. Crescendo e fotografando, negli anni prima della pandemia, ho cercato di cogliere tutte le occasioni che potevo per andare agli eventi organizzati nelle città che un tempo furono borghi medievali. Parlo di quelle raggiungibili in modo abbastanza facile da Roma. Poi, si sa, la vita è diventata un po’ più complicata per tutti, e la mia ci ha messo anche qualche altro carico. Ora, però, ho deciso di recuperare e così dal 12 al 14 maggio sono tornata per la seconda volta a Narni. In quel weekend, infatti, sono andate in scena le battute conclusive della famosa Corsa all’anello.
La rievocazione storica affonda le sue radici nei festeggiamenti del lontano 1371 dedicati a San Giovenale, patrono di Narni e primo vescovo della città. Dal 1969, ogni anno, due settimane di eventi e rappresentazioni in costume riportano questa incantevole località umbra indietro nel tempo, fino ai suoi giorni medievali. Fino a indossare ancora una volta i panni di Narnia.
La corsa all’anello 2023 è stata la 55esima edizione, è iniziata il 24 aprile e finita, per l’appunto, il 14 maggio. È una ricorrenza molto sentita dai narnesi e andando in giro per i vicoli ci si imbatte facilmente in gruppi di persone che cantano cori contro i terzieri avversari. A tendere bene l’orecchio, si riconoscono canzoni famose riadattate per l’occasione, il tutto è molto divertente.
Ho citato i terzieri, vero? Sì, l’ho fatto. Forse non tutti sapete che Narni, dentro le mura, è divisa in tre rioni che vengono chiamati terzieri, questi rappresentano le diverse zone del centro storico. Ciascuno ha una scuderia e una sartoria proprie, la prima per far allenare cavalieri e cavalli, che nella giostra medievale si contendono l’ambito premio – l’anello d’argento –, la seconda per realizzare gli straordinari abiti d’epoca, indossati dai mille figuranti che si riversano nei vicoli e nelle piazze durante i giorni dei festeggiamenti. Visti da vicino hanno un non so che di strabiliante, sono curati in ogni minimo dettaglio e, senza dubbio, richiedono mesi di studio e di lavoro.
In ogni terziere, inoltre, ci sono una o più taverne, meglio note come “hostarie”. Questa è una tappa enogastronomica d’obbligo, sia per calarsi da testa a piedi nell’atmosfera medievale che si respira al loro interno grazie agli arredamenti ad hoc, sia per assistere da vicino (e, volendo, anche partecipare) ai cori di cui scrivevo qualche riga più su. Chi non mangia carne, come me, non avrà la strada spianata, ma non morirà comunque di fame!
Tornando ai terzieri, c’è quello di Mezule i cui colori sono bianco e nero, quello di Santa Maria tinto di arancio e viola, e infine quello di Fraporta vestito di rosso e blu. Forse vi state domandando da dove traggano origine questi nomi; ogni curiosità può trovare soddisfazione buttando un occhio al sito dedicato alla rievocazione.
Il clou dell’evento, come si intuisce anche dal nome, è la corsa che si tiene l’ultimo giorno. Per ogni terziere, alla giostra medievale, gareggiano tre cavalieri e tre cavalli. Si contendono la vittoria sfidandosi a coppie per tre tornate, la squadra che con la lancia inforca più anelli si aggiudica la gara, regalando così al proprio terziere l’occasione di risalire vittorioso in Piazza dei Priori dal campo de’ li giochi. Oltre che di invadere il campo appena viene proclamato il vincitore!
Il bianconero Mezule era quello da battere, il favorito. Si era aggiudicato la giostra dello scorso anno e, senza dubbio, avrebbe voluto tenere stretto l’anello d’argento anche stavolta, ma il 14 maggio scorso ha dovuto cedere il passo a Fraporta, che ha stravinto.
Di rado mi mancano le parole per parlare di emozioni, ma stavolta è davvero difficile riuscire a esprimere quanto sia stato bello essere lì. Forse è “colpa” della corsa, che ha reso tutto più avvincente e coinvolgente. Seduta sui gradoni dello stadio, circondata da narnesi di ogni età, ho sentito tutta la passione e l’amore che nutrono per Narni e per questa loro tradizione.
Ammirevole, davvero. E mi sa che io li invidio pure, ma di un’invidia buona, un po’ bambina, un po’ sognatrice!
P.S. Io ho già messo in agenda una nuova visita a Narni, a settembre si corre La Rivincita!
Per vedere altri scatti: Narni – Corsa all’anello 2023
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